U. Tirrena mia, il cui colore agguaglia Dolce del mio cor fiamma, Più cruda di colei che fe in Teffaglia Volgi a me gli occhi, ove f'annida amore, Felice infieme e miferabil moftro, In cui convien, ch'ognor l'incendio crefca Che d'ogni gioia, e di fperanza privo Il tempo e l'ora che la mandra ingombrano. U. I miei compagni non fofpettano Del tardar mio; ch'io vo che'l gregge paíca, I'ho del pane, e più cofe altre in tasca Men Sannazaro. Mentre farà del vino in questa fiasca; metastasio.. E fi potrebbe ben tonare, o piovere. Metastasi o. (Die Schäferkantaten dieses Dichters, zum Theil in Heine Schäferspiele erweitert, find: Il Ciclope; la Galatea; l'Endimione: l'Angelica. Man kann auch außerdem einige seiner Overn, vornehmlich N Rè Paftore; ganz, oder zum Theil, als Schäferopern betrachten. An Wahrheit und ächter Naivetät der Empfindungen übertrifft Metastasio alle feine Vorgänger gar sehr.) Garrule Ninfe. A che narrarmi ogn'ora. Non riderà gran tempo. Eccola. Oh Dei! Quel volto fi mi alleta, Ch'io mi fcordo l'offefa, e la vendetta. Mio cor, tu prendi a fcherno E folgori, e procelle; Fa Sempre a guizzar? La tua beltà non merta GAL. Ma qual beltà pretendi, Ch'ami in te Galatea? Quel vafto ciglio, Quelle rivali al monte Selvofe fpalle? Il rabbuffato crine, L'ispido mento, o la terribil voce, Ch'io diftinguer non fo, fe mugge, o tuona POL. Ah ingrata! agli occhi tuoi Meno orribil farei, fe nel penfiero Aci ogn'or non aveffi. GAL. E' vero è vero. E' ver, mi piace Purchè il mio bene Non trovi ingrato, Mai di catene Non cangerò. POL. A Polifemo in faccia Parli, o ftolta, cofi? Vantarmi ardifce E il mar per te? Che fvelta Dalle radici fue l'Etna fumante Rovefcero? Che opprimerò, s'io voglio Fra quelle vie profonde E Teti, e Dori, e quanti numi han l'onde Trema per Aci, ingrata, Trema, Manfred i. (on dem, besonders als Astronom und Mathematiker zu Bologna berühmten, Lustachio Nianfredi, geb. 1674, geft. 1739, hat man eine zu Venedig, 1746 in 8. gedruckte poeti sche Sammlung (Rime) vermischter Art, unter welchen sich einige Schäfergedichte, gleichfalls in griechischer und rdme scher Manier, vortheilhaft auszeichnen.) MELIBEO; Pier- Iacopo Martelli. MEL. Titiro, tu di largo faggio alrezzo Scender vediam ne' dolci campi, e ne le Miferi noi! quai timide conigli In van fuggiamo a gli umili tuguri Colle tremule man coprendo i cigli. Ma nè rupe fcofcefa, od antri ofcuri, O folitaria felva a noi ricetto E' fi, che da tal vifta ne affecuri Ufi a moftrar l'ubbidienza al folo Manfredi. Ah |