Imágenes de páginas
PDF
EPUB

U. Tirrena mia, il cui colore agguaglia
Le mattutine rofe, e'l puro latte,
Più veloce che damma,

Dolce del mio cor fiamma,

Più cruda di colei che fe in Teffaglia
Il primo alloro di fue membra attratte:
Sol per rimedio del ferito core

Volgi a me gli occhi, ove f'annida amore,
M. Paftor che fete intorno al cantar noftro
S'alcun di voi ricerca foco od esca
Per rifcaldar la mandra,
Verga a me falamandra,

Felice infieme e miferabil moftro,

In cui convien, ch'ognor l'incendio crefca
Dall dì, ch'io vidi l'amorofo fguardo,
Ove ancor ripenfando agghiaccio ed ardo.
U. Paftor che per fuggire il caldo estivo
All'ombra defiate per coftume
Alcun rivo corrente,
Venite a me dolente,

Che d'ogni gioia, e di fperanza privo
Per gli occhi fpargo un dolorofo fiume
Dal diì ch'io vidi quella bianca mano,
Ch'ogn'altro amor dal cor mi fe lontano.
M. Ecco la notte e'l ciel tutto f'imbruna,
E gli alti monti le contrade adombrano,
Le ftelle n'accompagnano e la luna;
E le mie peccorelle il bofco fgombrano
Infieme ragunate, che ben fanno

Il tempo e l'ora che la mandra ingombrano.
Andiamo appreffo noi ch'elle fen vanno,
Uranio mio, e già i compagni aspettano,
E forfe temon di fucceffo danno.

U. I miei compagni non fofpettano

Del tardar mio; ch'io vo che'l gregge paíca,
Ne credo che di me penfier fi mettano.

I'ho del pane, e più cofe altre in tasca
Se vuoi ftar meco non mi vedrai movere,

Men

[merged small][ocr errors]

Sannazaro.

Mentre farà del vino in questa fiasca;

metastasio.. E fi potrebbe ben tonare, o piovere.

Metastasi o.

(Die Schäferkantaten dieses Dichters, zum Theil in Heine Schäferspiele erweitert, find: Il Ciclope; la Galatea; l'Endimione: l'Angelica. Man kann auch außerdem einige seiner Overn, vornehmlich N Rè Paftore; ganz, oder zum Theil, als Schäferopern betrachten. An Wahrheit und ächter Naivetät der Empfindungen übertrifft Metastasio alle feine Vorgänger gar sehr.)

[merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors]

Garrule Ninfe. A che narrarmi ogn'ora.
Barbare, i torti miei? Qual inumano
Dilletto mai nel tormentarmi avete?
Galatea d'Aci è amante, il fo; tacete.
Ma l'empia del mio duolo

Non riderà gran tempo. Eccola. Oh Dei!

Quel volto fi mi alleta,

Ch'io mi fcordo l'offefa, e la vendetta.

Mio cor, tu prendi a fcherno

E folgori, e procelle;
E poi due luci belle
Ti fanno palpitar.
Qual nuovo moto interno
Prendi da quei fembianti?
Quai non ufati incanti
T'insegnano a tremar?

Fa

[ocr errors][merged small][merged small]

Sempre a guizzar? La tua beltà non merta
Di nasconderfi al fol. Ne temi forse
Gli ardenti raggi? All'ombra mia potrai
Pofar ficura, io lufingar coi canto
Voglio i tuoi fonni; e fe d'amor non foffre,
Ch'io ti parli, o tiranna, il tuo rigore,
Il giuro a te, non parlerò d'amore.

GAL. Ma qual beltà pretendi,

Ch'ami in te Galatea? Quel vafto ciglio,
Ch' t'ingombra la fronte?

Quelle rivali al monte

Selvofe fpalle? Il rabbuffato crine,

L'ispido mento, o la terribil voce,

Ch'io diftinguer non fo, fe mugge, o tuona
Che fa tremar, quando d'amor ragiona?

POL. Ah ingrata! agli occhi tuoi

Meno orribil farei, fe nel penfiero

Aci ogn'or non aveffi.

GAL. E' vero è vero.

E' ver, mi piace
Quel volto amato,
E ad altra face
Non arderò

Purchè il mio bene

Non trovi ingrato,

Mai di catene

Non cangerò.

POL. A Polifemo in faccia

[ocr errors]

Parli, o ftolta, cofi? Vantarmi ardifce
Dunque il rival? Sai, che un offefo amore
Furor fi fa? Che mal ficuro afilo

E il mar per te? Che fvelta

Dalle radici fue l'Etna fumante

Rovefcero? Che opprimerò, s'io voglio

Fra quelle vie profonde

E Teti, e Dori, e quanti numi han l'onde

Trema per Aci, ingrata,

Trema,

Metastasio..

Trema, ingrata, per te. S'ei più ritorna
Teco a fcherzar ful lido,

[merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small]

Manfred i.

(on dem, besonders als Astronom und Mathematiker zu Bologna berühmten, Lustachio Nianfredi, geb. 1674, geft. 1739, hat man eine zu Venedig, 1746 in 8. gedruckte poeti sche Sammlung (Rime) vermischter Art, unter welchen sich einige Schäfergedichte, gleichfalls in griechischer und rdme scher Manier, vortheilhaft auszeichnen.)

MELIBEO; Pier- Iacopo Martelli.
TITIRO; Euftachio Manfredi,

MEL. Titiro, tu di largo faggio alrezzo
Nomi di verginelli a i bofchi infegni
Sonar, lento giacendo a l'herba in mezzo
Allor che noi da sconofciuti regni

Scender vediam ne' dolci campi, e ne le
Sudate meffi, ahi, che feroci ingegni!
Che cinti, d'armi il ceffo atro, e crudele,
Stringer fan de le madri al feno i figli
Eridon feri de l'altrui querele.

Miferi noi! quai timide conigli

[ocr errors]

In van fuggiamo a gli umili tuguri Colle tremule man coprendo i cigli. Ma nè rupe fcofcefa, od antri ofcuri, O folitaria felva a noi ricetto

E' fi, che da tal vifta ne affecuri
Ei cari buoi col manfueto afpetto,

Ufi a moftrar l'ubbidienza al folo
Cultor de' campi, a noi cura, e dilletto
Or tratti a forza, e fuor del patrio fuolo
Guidano ignot, e bellicofi arnefi,
E co' muggiti lor ne moftran duolo.
Quest facri a la pace, almi paefi
Per qual colpa si al ciel vennero in ira
Che fieno, oimè, da fera gente offefi?

Manfredi.

Ah

« AnteriorContinuar »