Di sopra vi narrai, che ne la grotta Avea trovato Orlando una donzella; E che le dimando, ch' ivi condotta L'avesse. Or seguitando dico, ch'ella (Poi che più d'un singhiozzo l'ha interrotta) Con dolce, e foavislima favella, Al Conte fa le sue sciagure note Con quella brevità, che meglio puote.
Ariosto. , Ch' io non misi il mio core in luogo immondo,
Ma nel più degno, è bel, ch'oggi si al mondo.
Zerbino di bellezza e di valore Sopra tutti i Signori era eminente. Mostrommi, e credo mi portafle amore, E che di me non fosse meno ardente. Non ci mancò chi del comune ardore Interprete fra noi foffe sovente, Poi che di vista ancor fummo disgiunti, Che gli animi reftar sempre congiunti.
Però che, dato fine a la gran festa, Il mio Zerbino in Scozia fe' ritorno. Se sai, che cosa è Amor, ben sai che mesta Restai, dilui pensando notte, e giorno; Ed era certa, che non men molesta Fiamma intorno il suo cor facea foggiorno. Egli non fece al suo desio più schermi, Se non, che cercò via di feco avermi.
E perchè vieta la diversa fede, Essendo egli Cristiano, io Saracina, Ch' al mio padre per moglie non mi chiede, Per furto indi levarmi fi destina. Fuor de la ricca mia patria, che siede Tra verdi campi a lato a la marina, Aveva un bel giardin sopra una riva, Che i colli intorno, e tutto il mar scopriva,
Le parve il luogo a fornir ciò disposto, Che la diversa religion ci vieta, E mi fa faper l'ordine, che porta
Vide il periglio il Biscaglino, e a quelle Usò un rimedio, che fallir suol spesso: Ebbe ricorso subito al battello; Calossi, e me calar fece con effo: Sceser due altri, e ne scendea un drappello, Se i primi scesi l'avesser concesto; Ma con le spade li tenner discosto, Tagliar la fune, e ci allargammo tosto.
Fummo gittati a salvamento al lito Noi, che del pali schermo eramo sceli; Periron gli altri col legno fdrucito; In preda al mare andar tutti gli arnesi. A l'eterna bontade, a l'infinito Amor, rendendo grazie, le man stesi,
« AnteriorContinuar » |