Stiam nel confine, oltre di cui si scorge Quà di prodighi un stuolo, e là d'avari: Godiamo il ben se l'occasion cel porge, Come nelle vacanze gli scolari:
O in inglese vascello o in stretta barca Si vada, il mare istesso alfin si varca. Se non m'ingolferò nell'infinito
Pelago a piene vele, il piccol legno Con placid'aura andrà radendo il lito, In ricchezza, virtù, forza ed ingegno, Non neʼranghi più eccelsi, e non negl'imi, Primo degli ultimi, ultimo de'primi.
Quod non plura datis invenerit, et tamen idem Scire volam quantum simplex, hilarisque nepoti Discrepet, et quantum discordet parcus avaro. Distat enim, spargas tua prodigus, an neque sumptum Invitus facias, neque plura parare labores: Ac potius puer ut festis Quinquatribus olim Exiguo gratoque fruaris tempore raptim, Pauperies immunda domus procul absit,ego utrum Nave ferar magna, an parva ferar unus, et idem, Non agimur tumidis velis Aquilone secundo: Non tamen adversis aetatem ducimus Austris.
Deh non più d'avarizia, io non ho questo Vizio, grida talun; me ne rallegro,
Un tiranno hai di meno, andiamo al resto: Privo sei d'ambizion? privo del negro Ipocondrico umor; puoi tu nel seno
All'ira ed al furor tenere il freno? Puoi tu la morte, e l'avvenire oscuro
Guardar senza ribrezzo? alzar contento L'occhio franco al passato ed al futuro? Le sette Trombe (9) non ti fan spavento? Schernisci tu i folletti, e insiem la noce Di Benevento, e del bubon la voce?
Viribus; ingenio, specie, virtute, loco, re Extremi primorum, extremis usque priores. Non es avarus? abi. Quid? cetera jam simul isto Cum vitio fugere? caret tibi pectus inani Ambitione? caret mortis formidine, et ira? Somnia, terrores magicos, miracula, Sagas, Nocturnos lemures, portentaque Thessala rides? Natales grate numeras? ignoscis amicis Lenior, et melior fis accedente senecta?
Quid te exempta juvat spinis de pluribus una?
Puoi tu senza scemargli, confessare Il numero degli anni? e franco e lieto Le mancanze agli amici perdonare? L'età che cresce ti rend'ella inquieto? Poco se il dritto miri ti consola
Di tante spine aver svelta una sola. Godi a tempo il piacer: qual convitato Sorgi sazio da cena, nè ostinarti Finchè il vino al cervel ti sia montato, Che allor per forza converrà cacciarti Da mensa, e ti vedrai ridere intorno La gioventù con sibili di scorno.
Vivere si recte nescis, decede peritis; Lusisti satis, edisti satis, atque bibisti: Tempus abire tibi est, ne potum largius aequo
Rideat, et pulset lasciva decentius aetas.
(1) Sensale di Cavalli in Firenze. (2) Nome del luogo ove erano una volta chiusi i Mentecatti in Firenze.
(3) L'Autore non prende di mira che i cattivi imitatori di Dante, avendo somma venerazione per quel divino Poeta.
(4) Nomi di Ville della Casa Corsini, ove l'Autore ha la fortuna di trattenersi spesso in ottima e rispettabile compa gnia.
(5) Celebre Medico dello Spedale de' Pazzi in Firenze.
(6) La celebre Villa Pinciana, ove tra gli altri Capi-d'opera si vede la Statua di Curzio che salta nella voragine.
(7) Ville magnifiche di S. M. il Re delle due Sicilie.
(8) NB. L'Autore intende quelli condannati dalle Bolle Pontificie.
(9) Libro ridicolo che suol esser per le mani del volgo.
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