Le tacit'ombre della cupa notte
Già diradava il mattutino albore,
Che dal lucido albergo onde'esce il Sole, Languido e fioco ancor candide tracce Traea d'incerto lume, e di natura Coloría lentamente il dubbio aspetto. Era sorta sul balzo d'Oriente
Da i freddi amplessi del marito annoso, Colle chiome dorate all'aura sparse, Avvolta in roseo manto che risplende Di biancheggianti perle ond'è trapunto, Del rinascente dì la messaggiera. Già il vapor grave di profondo sonno, Che in un tranquillo oblío sepolta l'alma Avea tenuta, incominciava appena Lentamente a disciorsi, e l'interrotto Commercio usato in fra lo spirto e i sensi Era nè aperto ben, nè affatto chiuso: Rinascevan le idee, ma sopra l'ali Leggerissime errando, e dall'impero
Sciolte della ragione in nuova e strana
Lega male accoppiate, ad ogni istante, Volteggiando fra lor con isfrenati Rapidi salti, ivan cangiando aspetto. Così talora al soffio impetuoso
D'Austro e di Coro miri in cento guise Le lievi paglie errar, l'aride frondi, E le minute arene insiem confuse
Mescolandosi ognor per l'aer vuoto. questo il dolce tenipo, in cui si schiude La cristallina, ovver l'eburnea porta, Onde la lusinghiera agile turba De'sogni spiega le scherzose penne. Mentre ondeggiando in un dubbioso oblío Giva il vago pensiero immaginoso, Volar mi parve sulle ricche sponde Del guerriero Tamigi: ivi mirai Quella, che un dì sulla temuta rupe Del Tarpeo glorioso ebbe la stanza, La Libertà Latina in torva fronte, Severa il volto, d'Albione i figli Chiamar con voce minacciosa all'armi: All'armi, all'armi in spaventoso tuono Replicar d'Albion le cupe valli.
Già l'ondeggianti prore, armate il fianco
Dei fulmini di guerra, ornate il dosso Di pieghevoli industri ed agil'ali, Che sanno imprigionar, che render sanno Facili e al moto loro obbedienti L'aure ritrose, in minaccioso corso Aprendo gían di Teti il glauco grembo: Gemevan rotti in biancheggiante spuma I salsi flutti, e il nautico clamore, De'cavi bronzi il ripercosso suono, Le grida de'guerrieri impazienti, Del popol folto i geminati applausi Sparger parean sulle fuggenti arene Di futura vittoria alte speranze. Ma da i gridi di guerra, e dal tumulto, Ingrati oggetti alle tranquille Muse, Il volubil pensier le rapid'ali
Altrove torse, e fra i pomposi e tristi Freddi alberghi di morte (1), ove, onorando Le ceneri de i Re più, che da quelle Onorata non ê, sorge la Tomba, Che la Beltà, l'Amor, le Grazie alzaro Al Sofocle britanno, il vol rattenne; Stava sul sacro marmo in lieta fronte Del gran Cantor la venerabil Ombra.
In bianche spoglie avvolta, e la rugosa Fronte cingeva il sempre verde alloro; Pendea sospesa al sasso la divina Cetra de'cor signora: ad esso accanto Scarmigliata le chiome, in negra veste, Atteggiata di pianto e di dolore, Melpomene sedeva; il ferro intriso D'atro sangue stringea, copría la faccia Trasfigurata un livido pallore,
E disperate lacrime versava
Da i torbidi e sanguigni occhi, ove pinta Era la smania e il nero orror di morte. Stava dall'altro lato a lui dappresso L'alata Fantasía, vaga donzella Scherzosamente adorna : il crin disciolto Ondeggia sopra il petto, e sulle spalle; Azzurro manto le vezzose membra Copre, che fluttuando, ora lo snello Fianco disvela, ora l'ansante petto, E nelle pieghe mobili ogn'istante Nuovi color dispiega, come suole Cangiarsi in faccia al Sol della colomba Il collo, o del pavon l'occhiuta coda. L'instabile inquieto, ed agil piede
Non si ferma un momento, or quinci, or quindi Senza legge e misura ei si raggira: Robuste infaticabili veloci
Ali, che il fulminante augel di Giove Vincon nel volo, a lei copron❜il tergo: Nelle vermiglie gote, e ne’vivaci Occhi focosi, che con spessi giri Muovono rapidissimi, traspare Il bel capriccio, e la gentil follía. Stringe la destra sua magica verga, Al cui poter, quando la scote, oh quali Portenti, oh quanto nuove, e inaspettate Sorgon sembianze! or fralle nude arene Della Siberia, e le deserte rupi D'eterno gel coperte, al di lei cenno. Spunta vago giardino, ove scotendo Aura gentile le straniere penne, D'insoliti colori il verde smalto Dipinge, e intanto l'infeconda piaggia Le nuove frondi verdeggiare ammira, E le poma non sue; or ti trasporta Di Tenariffa sull'eccelsa cima, E già sotto i tuoi piedi errar le nubi
Miri, i lampi strisciar, scoppiare il tuono:
« AnteriorContinuar » |