AL CAV. FELICE LE MONNIER.

Mi chiedete una prefazione? Eccovela in poche parole. Queste mie operette poetiche furono dettate, com'è facile accorgersi, sotto l'influenza di studi e scuole diverse, talchè non bastò forse rabberciarle e ripulirle alla meglio per far prendere a tutte quell'aria di fratellanza o di famiglia, che avrei desiderato.

Bruciai sul mio cammino qualche granello d' incenso a tutti i gusti, ed anche sovente ai traviamenti del gusto; e m'accorgo ora, troppo tardi, che repubblica letteraria non vuol dire anarchia, ma palestra degli ingegni retta da leggi necessarie ed eterne.

Tentai tutte le corde della cetra, dalla anacreontica alla tragica; trasfusi ne' miei versi le gioie, le speranze, i dolori, gli entusiasmi, che rallegrarono o tormentarono i miei giorni; e come non permisi alla poesia di occupare nella mente il posto da me riservato alle dottrine che si dicono utili e positive, così non permisi a queste di occupare nel cuore il posto

GAZZOLETTI.

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