SONETTO. EUFRATE, Gange, e dell' Aurora i regni Ergono al ciel macomettani altari, E d'Oriente e della Libia i mari, Chiamansi servi d'Ottomano ai legni: Geme la Grecia, e mille strazi indegni Allor che schiavi con sudor trarrete CHIABRERA. BEATRICE. NEGLI occhi porta la mia Donna Amore; Perchè si fa gentil ciocch' ella mira: Ov' ella passa, ogni uom ver lei si gira; E cui saluta, fa tremar lo core, Sicchè bassando 'l viso tutto smuore, Ed ogni suo difetto allor sospira; Ogni dolcezza, ogui pensiero umile Onde è laudato chi prima la vide. Quel ch'ella par, quando un poco sorride No si può dicer, nè tener a mente; Si è nuovo miracolo e gentile. DANTE. SOPRA LA CITTÀ DI VENEZIA. QUESTI palazzi e queste logge, or colte Fur poche e basse case insieme accolte, Ma genti ardite, d'ogni vizio sciolte, Ma fuggir servitù, s'eran ristrette. Non era ambizion ne' petti loro: No vi regnava ingorda fame d'oro. Se'l Ciel v'ha dato più beata sorte, Non sien quelle virtù, che tanto onoro, DELLA CASA. |