Apostolozeno Di Canaan a questa Reggia ne spinfe, onde riftoro averne. L'un morte ne rapì; l'altro, il minore, Del vecchio genitor. GIUSEPPE. L'ombre ei potea Diffipar de' miei dubbi. Vel chiefi: il promettefte. A che si lungo SIMEONE. Ah, non altro il ritien, che amor di padre. Staccarfelo dal feno! A rifchi efporlo GIUSEPPE. (Alma refifti.) SIMEONE. Troppo fitto nel feno Gli fta il dolor del fuo Giuseppe eftinto. GIUSEPPE. (Dio, foftin mia fortezza). E quel Giuseppe Come ebbe morte? SIMEONE. In folti bofchi errando, Giovine incauto, il divorar le fiere. GIUSEPPE. Le fiere il divorar? Tu ne vedefti Gli artigli infanguinati I brani lacerati? Eh, che vi fono, Apostolozeno હૈ Il mio fofpetto è giusto. Sappi, ch' io nel più chiufo entro de' cori. Mal mi fi afconde il ver. Siete impoftori. SIMEONE. IMPOSTORI! ah, sì: nel volto Mi fta fcritto Il mio delitto. Nego invano. Io l'ho commeffo Empio core, Traditore, Puoi celarti all' altrui guardo, Non à Dio, non à te stesso. E per chi tien fue veci, Genti ha la terra, e cittadini Egitto. AZANET. Eh, fpofo, di altra fonte Vien il tuo duol. Non mel celar, ten prego, Arcani di governo io non ti chieggo: Apostolozeno Per Apostolozeno Per poco andiam. Deh, che far posso in tanto, Perchè dirotto il cor non ftilli in pianto? Tu il fai. COL grado, e col decoro GIUDA. Pria di partir sborfammo il prezzo Del grano a' regj fervi. Poi nell' aperte fome il ritrovammo, Da chi non fo, nè come chiufo. Ah, Ramfe, Siamo innocenti. Eccone il prezzo; ed altro, AZANET. Lunge il timor. Datevi pace. Il voltro, Io di voftra innocenza Ragion vi fo'; nè in Sofonea fi tema GIUDA. Per te ne torna in fen l'alma fmarrita, Di error non commesso RU |