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Apostolozeno

Io rubator?

BENIAMINO..

GIUSEPPE

S'arrefti.

Non vel difs' io, che a quel faper, con cui
Leggo ne' cori i più ripofti arcani,

Vano è il mentir, e mal s'adombra il vero?

BENIAMINO.

Oh cieli! chi di me fu più innocente ?

GIUSEPPE.

Non più. Refti egli folo alla fua pena.
A voi tutti perdono. Itene al padre,

BENIAMINO.

E fenza me, voi far ritorno a lui?

Che dira? Qual conforto

Darete all' infelice? Oh Dio! Nafcendo,
Diedi morte alla madre.

Torrò, morendo, anche di vita il padre.
DEH, pietà... (Ma non m'afcolta.)

Non di me... (Nè pur mi mira.).
Ma del caro... (Egli fofpira.) 9

Me tuo figlio allor dicefti,

Che mi defti il primo amplesso.
Mira... Afcolta... Io fon lo fteffo...
Tu fol più non hai quel cos.

GIUSEPPE.

"

Se guilo, o Ramfe, e il cuftodilci. Andate,

SIMEONE.

Dona loco a pietà, Principe eccello.

Tu, che i popoli affreni,

A tua gloria maggior, l'ire anche doma,

Non

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Apostolozeno Non voler quanto puoi. Salva un tuo dono,

La nostra vita; e rendi

O quel mifero di padre, o a noi la morte.

GIUSEPPE.

Sinchè da Sofonea l'Egitto ha leggi,
Non fi ftenda il caftigo

Fuori del delinquente. A fè ciafcuno
pecca, e la pena

Qui fol

Rei cerca, e non credi.

Su chi trovaifi il furto,

Ragione io tengo. Ei fia mio fervo, e voi
Qui fpargerefte invan preghi, e querele.

(Parto: a me, più che a loro, io fon crudele), 14

SIMEONE.

Mirate, qual fen va per non udirne,

RUBEN.

Indizj di pietà gli scorfi in fronte,

SIMEONE.

Di pietade; e ne fugge?

QUEL Cor, che fugge i miferi
Per non udirne i gemiti,
E per timor di cedere,
... Spietata rende, e barbara
Fino la fua pietà.

Sparger con mano provvida
Grazie fallaci, e perfide,
Per farne ufcir più orribile,
Quanto men vifto il folgore,
Atto è di crudeltà,

GIUDA.

Tacete; e vifovvenga

Doraim, la cifterna, i venti ficli,

A

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Apostolozeno

E il venduto Giuseppe. In lui peccammo.
Pianie, pregò. Sordi gli fummo; e i preghi,
Che non giunfero a noi, faliro al cielo.

RUBEN.

Forfe a voi non difs' io: Lungi dá tanta
Malvagita? Vel diffi; e nol curafte.

Fu tradito il mefchino: io non mi oppofi,
O debole mi oppofi.

Anche a me ne rimorde; e il fangue, e il pianto
Dell' innocente grida in noi vendetta.

SIMEONE.

Or qual configlio? Partiremmo? Il padre
Morrà di affanno. Refterem? Di fame.
Tutto è colpa per noi: tutto a lui morte.

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CORO de' fratelli di Giuseppe.

IL petto laceri

La chioma fquallidi,
Dal ciglio lagrime,
Dal petto gemiti
Mandiamo a te.
Al padre mifero

Recar la flebile
Novella barbara,
No, che poffibile
A noi non è.
Ma intanto a struggerlo
Va fame orribile;

E nuore fcorgefi,
E figli teneri
Languir al pie'.

GIUSEPPE.

Che! Non partifte? Qual ardir? Qual spene?

GIUDA.

Signor, benchè la voce

A noi ftrozzin ful labbro angofcia, e tema;
Pure al mio dir fofpendi

Tuo grave fdegno, e mie preghiere intendi.
Quando da dura aftretto

Neceffita, fveller lafcioffi il padre

Dalle braccia amorofe, abi, con qual forza!
Ma tale era tua legge, il caro figlio,
Sua pupilla, e fuo fpirto, e del fecondo
Suo letto unico germe: Itene, o figli,
Lagrimofo egli diffe; e vi fovvenga,
Che della mia Rachel non mi è rimasto
Altro frutto, che questo. Il mio Giuseppe
Parti da me; più nol rividi; e cibo
Voi mel dicefte, oimè! di belve in gorde.
Ma fe quefto, ch' io ftringo, or mi togliete.
E gli avvenga per via cafo funefto;

Di

Di me che fia? L'alma angofciofa, e trifta,
Del carcer frale n'ufcirà gemendo.
Signor, tu padre avefti, o l'hai fors'anco.
Deh, per quanto ami il tuo, pietà del roftra
Beniamin gli rendi,

Alma dell' alma fua.

Che fe pur voi

Punire il non fuo falle, in me il punifci.
Io terrò qui fue veci. A regger ceppi
Tenero ancora è l'altro.

Anni, e fatiche

Me fer robusto. Io pefi, io ferri, io pofso,
Poffo tutto foffrir; ma al padre mio
Effer nunzio di morte, ah, non pofs' io.
DI Giuseppe al crudo fato
Tramorti lo fconfolato:

Moria ancor; nè il tenue in vita,
Che l'amor del piccol figlio.
Or fe questo a lui vien meno,
Per dolor mancargli in feno
Vedrem l'alma, e in un fofpiro
Da noi torfi eterno efiglio.

GIUSEPPE.

Più non refifto. A me il garzone, o Ramíe,
Lungi, o cuftodi, o fervi.

Omai credo finceri i voftri pianti.

Sorgete. E tu pur vieni, o mio diletto.
Foffe quì ancor Giacobbe! Io fon il vostro
Mal perduto fratello. Io fon Giuseppe.

Giuseppe!

BENIAMINO.

RUBEN.

Oh ciel!

SIMEONE.

Apostolozeno

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