Del mostruoso mondo; O sia che, non concesso a' nostri voti, (Ahi, voti lagrimosi indarno sparsi!) Giaccia tu in alto sonno Presso il Belléro 1° antico favoloso, Donde, del monte alla merlata cima, Ver Namanco e Bajona La maestosa Vision " rimira. Volgi ora alle tue sponde, Angel, deh, volgi, a lagrimar non tardo, Impietosito il guardo; E voi, delfin, portate Del giovin le reliquie sventurate. Pastori sconsolati, Non più piangete, no, non più piangete: Cagion del vostro affanno, Licida non è morto, Estinto no, sebben nelle onde assorto Sotto l'azzurro acquoso pavimento. Così del mare in grembo Benchè l'astro del dì dechini e cali, Fuor dell' onde più gai Rinnalza tosto i rosseggianti rai, E di piropo lucido fiammeggia In fronte alla superna schiusa reggia Dell' albeggiante Aurora, E il gran soggiorno illuminando indora. Sì, Licida affondò, ma sorse in gloria Con immortal vittoria, Mercè di QUEL POSSENTE12 Che fe' delle onde suol mentre passava. Or altre selve ed altri fiumi ei mira, Ove di puro nettare stillanti Lava sue sacre chiome; E, di gioja e d'amor ricolmi e pieni Ne' soggiorni sereni, Ode ora il nuziale Alto ineffabil canto : Là de' giusti nel cielo Si gode nell' eletta compagnia, Tra le solenni schiere Nella lor plenitudine raggianti, Che cantano, e si muovon gloriose Nel lor mistico suono, al giovin santo Asciugando per sempre agli occhi il pianto. Licida, de' pastori Or più non duolsi lagrimoso il coro: Per larga tua mercede Sei tu di queste sponde il fausto lume; E al periglioso passo Non avrà il mar più vanto, Chè agli erranti sei nume or fido e santo. Cosi il rozzo Pastore Lungo gli amati fiumi Di flebile armonìa, Flebile sì, ma pia, Faceva risuonar le querce e i dumi, Mentre nel grigio ammanto coturnata Usciva queta la nascente Aurora; E pensoso, e soletto Di sua Dorica cetra più conforme Al varïato suono Mesto snodava il canto; E da ogni colle discendeva intanto Maggior l'ombra e distesa, E il gran pianeta d'occidente al lido Calava i raggi nell' acquoso nido: Sorse il giovane alfine, E il suo manto azzurrin riprese in fretta, Poi su l'usata erbetta, Innanzi la diman, con passi grati Sen venne ad altre selve, e a nuovi prati. FINE DEL LICIDA. D T. M. Aprile, 1812. |