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antiche infiniti effempii,nelle noftre qualch' uno: ma qual maggiore, e più illuftre che quello, che, quello che con acerba memoria è fcolpito nel cuor di tutti noi? Introduffe questo Senato Luigi Re di Francia nel Ducato di Mi lano; alla quale infelice deliberatione molti di noi fu rono prefenti. Confervoffegli fempre intiera la fede delle capitolationi, quantunque con premii grandi, e con varie occafioni, fuffimo invitati à discoftarci *) trattavano spesso molte cofe contra noi. Non piegò nè il beneficio ricevuto, nè la fede data, nè tanti perpetui ufficii noftri l'animo fuo pieno di tanta cupidità d'offenderci, che finalmente riconciliatofi per questa ca gione cogli antichi, ed acerbiffimi nimici fuoi; contrasse contra noi la collegatione perniciofiffima di Cambrai. Però per fuggire i pericoli della infidiofa, e fraudolente vicinità de' Principi grandi, che ci farebbono del continuo imminenti, fiamo neceffitati (s' io non in' inganno) dirizzare tutte le noftre deliberationi à quefto fine, che 'l Ducato non fia nè del Re di Francia, nè dell' Imperatore, ma fia di Francefco Sforza, ò di qualunque altro che non abbia Regni, ed Imperii maggiori, donde depende nel tempo prefente la ficurtà noftra, donde nel futuro può dependere, fe fi variassero le conditioni de' tempi presenti grande aumento ed efaltatione del noftro ftato. Non confultiamo, se è da continuare l'amicitia col Re di Francia, ò da confede rarfi con Cefare: l'una di queste due deliberationi esclude totalmente da Milano Francesco Sforza, e dà adito d'entrarvi al Re di Francia, principe tanto più potente di noi; l'altra deliberatione tende à confermare, ed afficurare Francesco Sforza in quel Ducato, il quale Cefare propone d'includere come principale

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*) da lui, dagli Spagnuoli, e con varie occafoni fuífimo invitati à discoftarci.

nella noftra confederatione, promette la confervatione fua al Re d' Inghilterra: però quando tentaffe di spogliarlo di questo stato, non folo offenderebbe noi, e gli altri' d' Italia, à quali darebbe caufa di volere di nuovo l'animo a' Francefi, ma offenderebbe il Re d'Inghilterra, al quale gli convenne ognun fa, aver grandiffimi rispetti, provocherebbefi contro tutti i popoli del Ducato di Milano inclinatissimi à Francesco Sforza. Cofi fottoponendofi à molte difficoltà, e pericoli, ed à grandiffima infamia, contraverrebbe alla fede fua, la quale non s'è fin' adora veduto fegno alcuno, che inai abbia disprezzata: cofa che non poffa già dire noi de' Francefi: anzi avendo reftituito dopo la morte di Papa Lione Francesco Sforza in quello ftato, consegnatogli le fortezze secondo che fucceffivamente fi sono acquistate, et ultimamente contra la opinione di molti, il Caftello di Milano, no fi può dire, che n'abbia fatto fegni contrarii. Perchè adunque non dobbiamo noi fare più prefto quella deliberatione, nella quale è speranza grande di confeguire l'intento noftro, che quella che manifeftainente tende à fine contrario a' noftri bifogni? A quefto s'oppone che di maggior pericolo farebbe à questa Republica, che 'l Ducato di Milano fosse in potestà dell' Imperatore, che se fosse in potestà del Re di Francia: perchè quel Re per la grandezza di Cefare, e per l'emulatione, che ha con lui, avrebbe quafi neceffità di perfeverare nella noftra congiuntione; ma in Cefare tutto 'l contrario per la potenza fua, per le ragioni, che contra lo ftato noftro pretendono egli, e 'l fratello. Credo che chi così fente di Cefare, non s'inganni per la natura, e confuetudine de' Principi tanto grandi. Voleffe Iddio, non s'ingannasse chi non fente il medefimo del Re di Francia. Militavano nel suo antecessore molte delle istesse regioni; e non di meno potette più la cupidità e l'ambitione, che l'o

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neftà, che l'utilità propria, fenza che non fono perpetue quelle cagioni che l'avrebbono à confervare unito con noi, ma variate secondo la natura delle cose humane di momento in momento, perchè Cefare è uomo mortale come gli altri uomini, e fecondo l'effempio di molti Principi ftati maggiori di lui fottopofti ad infiniti accidenti di fortuna, e quanto tempo è che concitatagli contro tutta la Spagna, pareva più presto degno di commiferatione, che d'invidia? ed almeno non è tanta differenza dall' un pericolo all' altro, quanto è differenza da una deliberazione, che ci escluda certo dal fine nostro, ad una che piu verifimilmente vi ci conduca. Dipoi queste ragioni risguardano il tempo futuro, e lontano: ma se confideriamo lo stato presente delle cose, non è dubio, che 'l rifiutare la confederatione di Cefare ci mette per ora in maggiori molestie, e pericoli: perchè separando noi del Re di Francia è credibile riferberà il fare la guerra à migliori tempi, ed occafioni: ma stando noi congiunti con lui, potrebbe pur' effere, che di presente la facesse cosa, che di neceffità ci porterà moleftie, e fpefe: ma in qual cafo è più pericolofo per noi l'efito della guerra? congiugnendoci con Cefare si può quafi tener per certo, che la vittoria farà da quefta parte: cofa che non si può tanto fperare, fe faremo congiunti col Re di Francia, e confederandoci con Cefare, non ci farebbe tanto pericolofa la vittoria del Re, come farebbe per lo contrario: perchè in caso tale tuttè l'armi de' vincitori si volterebbono contra noi: e Cesare non solo avrebbe minor freno, minori oftacoli, ma quafi neceffità d'occupare il Ducato di Milano. A quello che fi dice del vincolo della confederatione, è facile la rifpofta: perchè promettemmo al Re di Francia d'ajutarlo à difendere gli stati che poffedeva in Italia, non à ricuperargli poi che gli avelle perduti: non dice quefto la fcrittura delle nostre

capitulationi, nè ci militano l'ifteffe ragioni. Adempiemmo l'obligationi noftre, quando nella perdita di Milano, caufato per lo mancamento delle loro provifioni, ricevettero più danno le noftre genti d'arme, che, Francefi. Adempienumole quando tornando Lau trech cogli Suizzeri, gli mandammo i nostri ajuti abbiamle trapaffate quando pasciuti da lui con vane Iperanze, e promeffe, abbiamo afpettato tanti mehi l'effercito fuo. Se la volontà lo ritiene, perchè cerchiamo noi di fopportare la pena delle fue colpe? Se la necessità, non bastagli questa ragione quando bene foffimo obligati, à giuftificarci? Non fò di che fiamo più Voltre debitori al Re di Francia, poi che prima siamo stati abbandonati noi. Non sò à che più oltre fia tenuto un confederato per l'altro, nè che poffino giovare à lui i noftri pericoli. Non affermo che i Capitani di Cefare penfino à muoverci al prefente la guerra: ma ně ardirei affermare il contrario, confiderato la neceffita che hanno del nutrire l'effercito nello stato degli altri, la fperanza che potrebbono avere di tirarci per questa via alla loro congiuntione, maffimamente se il Re di Francia non pafferà, di che, chi dubita, non ne dubita à giudicio mio fenza ragione, per la loro negligenza, per effere efaufti di danari per la guerra che hanno di là da' monti con due potentiffimi Principi; ne può effer riprefo chi di questo prefta fede al nostro Ambasciatore: perchè gli Ambasciatori sono l'occhio, e l'orecchio degli ftati. Replico in fomma il medefimo, che con fommo ftudio dobbiamo cercare, che di Fran cefco Sforza fia il Ducato di Milano: donde ne nafce in conseguenza, che fia più utile quella deliberatione, che fi può condurre à questo effetto, che quella che totalmente cen' esclude!

L'autorità di due tali uomini, e l'efficacia delle ragioni, aveva renduto più presto più perpleffi, che

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più rifoluti gli animi de' Senatori: donde il Senato al longava quanto più poteva il determinarfi, inducendolo à quefto la natura loro, la gravità della cofa, il defiderio di vedere più innanzi de' progreffi del Re di Francia, e ne erano anco cagione molte difficoltà, che nascevano di necessità nella concordia coll' Arciduca. Accrefceva la fofpenfione degli animi loro, che il Re di Francia preparandofi follecitamente alla guerra; aveva mandato il Vescovo di Baiofa à pregargli, che differiffero tutto il nefe proffimo à deliberare, affermando, che innanzi alla fine del termine, passerebbe con maggiore effercito, che mai avelle veduto in Italia l'età prefente. Nella quale ambiguita mentre che stanno, effendo morto Antonio Gremanno Doge di quella Città, fu eletto in fuo luogo Andrea Gritti, chẹ più prefto nocque alle cofe Francefi, che altrimenti: perchè egli collocato in quel grado, lafciata meramente la deliberatione al Senato, non volle mai più, nè con parole, nè con opere dimoftrarfi inclinato in parte alcuna. Finalmente avendo mandato il Re al Senato continuamente uomini nuovi con offerte grandissime, ed intendendosi che per le medefime cagioni venivano Anna di Memoranfi, che fu poi Gran Conestabile di Francia, e Federigo da Bozzole, gli Oratori Cefarei, ed Inglefi, a' quali la dilatione era sospettissima; protestarono al Senato, che dopo tre di proffimi fi partirebbono lasciando imperfette tutte le cofe. Perciò il Senato neceffitato à determinarfi, e togliendo fede alle, promeffe del Re di Francia, l'effere ftati tanti mefi nutriti con varie fperanze, e molto più quel che in contrario affermava l'Ambafciatore, rifedente, appreffo à lui: deliberò d'abbracciare l'amicitia di Cefare, col quale convenne con queste conditioni, Che tra Cefare, Ferdinando, Arciduca d' Auftria, Francesco Sforza Duca di Milano da una parte, ed il Senato Vinitiano

dall'

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